di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico

È la prima volta che documentiamo un'opera nel suo farsi creando un percorso progressivo di avvicinamento all'exhibit, processo che ci è sembrato particolarmente significativo visto il tema dell'opera: l'autobiografia.
Siamo partiti con tre grandi domande e il desiderio di rispondere, abbiamo seguito (e proseguito) la ricerca e adesso possiamo mettere insieme i pezzi.
Siamo partiti con tre grandi domande e il desiderio di rispondere, abbiamo seguito (e proseguito) la ricerca e adesso possiamo mettere insieme i pezzi.
L'opera che esporremo a Düsseldorf si chiama
GhostWriter e questa è la sintetica descrizione che abbiamo consegnato a Marco e Filippo per le etichette e i materiali di comunicazione della mostra:
“Each line requires a pen that tracks it, and each pen requires a hand holding it. What is behind the hand, it's controversial.”
Italo Calvino
“What is an autobiography? Who are its authors? What happens when the 'others' and non-human, algorithmic subjects come into play, increasing the complexity of our interactions and influencing the process of construction/perception of the self.
GhostWriter explores the new boundaries of autobiography in the iperconnected era describing a new literary genre: the Algoritmic Autobiography. By capturing the digital traces we leave behind in our daily lives, GhostWriter searches for patterns and uses them to create life stories under the form of new types of publications.
A reflection about the mutation of identity and the role of data, information, algorithms.”
Moltissimi elementi di questo breve testo sono transitati dalle pagine virtuali del blog alla fisicità della mostra. La bella frase di Italo Calvino si è trasformata nell'incipit. Le domande che aprivano il viaggio sono rimaste intatte e continuano a delimitare il perimetro dell'opera. Ritroviamo la parola “autobiografia algoritmica”, l'idea di “capturing” e la ricerca di “pattern” propri di Stakhanov. Vi sono il concetto di “life story” mutuato dal Self Memory System e la figura del ghostwriter, centrale nell'opera “The Outage” di Erica Scourti, diventa il titolo.
Due, al contrario, gli elementi inediti e determinanti che emergono per la prima volta nella descrizione: il riferimento a un “nuovo genere letterario” e a un “nuovo tipo di pubblicazione”.
Nella Track #3 abbiamo definito la natura processuale del sé e dello scrivere: più che “autori” siamo “curatori” delle nostre autobiografie, operando continuamente scelte (selezioni) su frammenti di vita, esperienze, memorie nostre e di altri, in un feedback continuo fra il sé, la cultura e l'ambiente (relazioni) in cui siamo immersi.
Nella Track #5 la cosmologia di Stakhanov ci ha mostrato i cieli della “Res Algoritmica” in cui le rappresentazioni digitali create da entità non-umane quali le Stacks creano le nostre “Imago”, profili a noi inaccessibili se non parzialmente che influenzano in modi consci e inconsci il nostro sé e le nostre relazioni.
Se, come abbiamo ripetuto più volte, “non siamo mai soli scrivendo la nostra autobiografia”, l'ingresso dei software, degli algoritmici genera una nuova forma di autore non-umano: qualcuno/qualcosa di fatto già “scrive” e “de-scrive” pezzi e frammenti del nostro sé digitale, influenzando e interferendo con i processi di costruzione del sé e le nostre relazioni con l'ambiente.
GhostWriter incarna questa nuova figura di autore: osserva le tracce digitali che lasciamo, le interpreta usando il modello Self Memory System per raggrupparle ed estrarre i pattern di una storia, ce le riconsegna gerarchizzate sotto forma di vere e proprie pubblicazioni.
Libri. Di tipo nuovo.
Come il classico ghostwriter, questo autore non-umano rimane nell'ombra: è un senza nome. Il libro che scriverà porterà la nostra firma, giocando e lasciando intatta l'ambiguità dell'autobiografia per come abbiamo imparato a conoscerla, svelando l'opacità degli algoritmi e i nuovi meccanismi di un sé tecnologicamente mediato, creando i presupposti per l'esistenza del nuovo genere letterario annunciato.
È qui che il cerchio dell'opera si chiude ponendoci davanti all'Autobiografia Algoritmica nella concretezza di (nuovo) artefatto culturale che possiamo manipolare, criticare e comprendere.