Calvino è sottile come sempre. La realtà algoritmica contemporanea, in cui i nostri sé “analogici” si intrecciano con e vivono attraverso nuove dimensioni ubiquitarie, gli è storicamente sconosciuta. Nondimeno Calvino percepisce l'elemento perturbante dello scrivere e, ancor più, dello scrivere di se stessi.
La sua breve citazione contiene (almeno) due nuclei perturbativi, uno più esplicito, uno più implicito:
1. chi è il soggetto (o meglio, come lo abbiamo definito precedentemente, il sé)?
2. chi (o addirittura cosa) è l'autore della nostra storia e quindi, nel contesto di questa ricerca, della nostra autobiografia?
L'esistenza del Sè è un rompicapo su cui dal suo inizio si è interrogata la filosofia: una questione aperta e insoluta tramandata sotto forma di domanda, a cui ogni epoca e cultura con i sui mezzi prova a rispondere. Un fatto è certo: il sé è il punto di separazione e unione (fra il soggetto e il mondo esterno) e in quanto tale consente di instaurare relazioni (fra l'io, gli altri, il mondo); muta e permane uguale (siamo in grado senza particolare disorientamento di riconoscere il bambino che eravamo in una vecchia foto e l'adulto che siamo diventati, il che se ci pensiamo è un fatto degno di nota). In questo più che un'entità/oggetto il sé si configura come processo.
Seguendo la stessa logica possiamo desumere la natura processuale dello scrivere: anche scrivendo la sua storia l'autore non è mai faber ex nihilo, una miriade di stimoli, eventi micro e macro, consci e inconsci, di memorie proprie e di altri ne compongono la trama e l'ordito. Le nostre storie, come le autobiografie sono un remix: l'autorialità più che nell'originalità trova il suo fondamento nella composizione, in quel continuo “cucire i pezzi” che il sé opera per dare vita alla trama e all'ordito delle delle nostre vite trasformandole in materiale narrativo con cui plasmare l'identità (definibile in questo senso come "racconto coerente di se stessi).
Paradossalmente più che autori siamo curatori della (nostra) storia, di una autobiografia che in questa luce disvela una natura polimorfica e recombinante.
Lavorando sulla nostra opera eravamo (e siamo) coscienti di dover tenere insieme tutti questi pezzi, trovando una via di accesso ad attori e materiale inediti: il software e la res algoritmica.